Favole amare |
Poi uno controlla per scrupolo a quando risale l'ultimo post sui fumetti e vede che sono passati due mesi. A stare di manica larga e contare dall'ultima Nuvoletta sul De Chirico della Coconino, uno. È che uff, diciamocelo, alla fine non è che di cose per cui valga la pena di sprecare quattro righe ne escano proprio tutti i dì. Non mancano, però, le eccezioni. Un esempio: Fables, la storica serie Vertigo di Bill Willingham e soci ereditata dalla RW Lion dopo i fasti di Magic Press e Planeta. Ecco, lì di ciccia ce n'è tanta. Lo spunto iniziale rievoca un'altra genialata di Willingham, Ironwood: lì si trattava di una serie fantasy-umoristica, un po' stile Compagnia della Forca, per intenderci, irrobustita da un bel po' di sesso esplicito - una rarità, per il fumetto a stelle e strisce. Qui, si parte da un assunto simile aggiornato al mondo delle fiabe classiche. Così, Biancaneve diventa una specie di Sandra Bullock in Ricatto d'amore, il Lupo Cattivo un detective spiegazzato à la Dashiell Hammett, il Principe Azzurro un clone del Conte Max e via discorrendo. Roba già vista in serie Tv come C'era una volta, scritta non a caso da due ex pupilli di Willingham. Che però, senza i limiti di budget imposti dal mezzo cinematografico e con il valore aggiunto della straordinaria misura narrativa dell'autore virginiano e dei suoi disegnatori Len Medina e Steve Leialoha, sui fumetti funziona molto meglio. Di suo, Lion ci ha aggiunto l'astuzia della pubblicazione low-cost in formato Bonelli Mee-Too da quattro episodi a botta per novantasei pagine: a due euro e novanta a numero, e nonostante il sacrificio di qualche cm in altezza e in larghezza, il rapporto prezzo-qualità resta impareggiabile. Niente di nuovo per chi ha letto Fiabe in esilio e le altre Fables al momento del debutto, nel 2002. Per tutti gli altri, consigliatissimo.
3 commenti:
Leialoha, NON Lehialoa ( sarà un caso , ma ricordo una foto di Steve in camicia coloratissima stile Hawaii : aloha, Steve ! ).
Willingham è solido - si veda anche la sua JSA con le matite solide, yawn , di Jesus Merino, ma ricordo che non mi fece impazzire nemmeno in quel lontano 2002, l'anno del contatto appunto.
Ricordo che pensai che mi sarebbe piaciuto molto di più se le Fables fossero state disegnate in toto da Aloha Steve Leialoha con lo stile schizzato e di sintesi di un trio di storie dei New Mutants del 1985 ( da noi sulla X-Marvel della Play Press ) che seguivano il ciclo di Bill Sienkiewicz , altro disegnatore dal cognome ostico. Mi sarei accontentato anche del tratto utilizzato per un paio di numeri della JLA di Giffen/Dematteis ( la parodia di Galactus è un piazzista cosmico che parla da solo, arriva sulla Terra e, tra le altre cose, rapisce Scott Free - da noi sulla testata omonima della Play Press ) sebbene troppo pulitino e privo della energia vagamente tonysalmonsoniana delle sue tavole mutanti. Ho il sospetto che se sei un cartoonist dal nome semplice lavori di + ( Kano, Bong Dazo, Majo, Jim Lee, Stan Lee, Jae Lee, Bruce Lee ...). So goes life.
Sbagliai, lessi, correggetti.
Benvenuto nel club ! Bruce Lee è l'unico Lee - dimenticavo Scott e Pat - a non fare fumetti. Sbagliai, sorry.
Posta un commento