martedì 9 luglio 2013
Pacificamente Rimbambirsi
Ricordo da sbarbo: la prima, indelebile sequenza di Guerre stellari in cui, a ribadire la prospettiva forzata del rullo iniziale. L'incrociatore stellare dell'impero passa sullo schermo.
E passa sullo schermo.
E passa sullo schermo.
Senza finire mai.
Una scena riciclatissima, da Alien a Balle Spaziali a Independence Day, creata in una sorta di stato di grazia, e mai superata in fatto di mere dimensioni. Una sensazione di grandezza soverchiante che torna a bussare alla porta sul retro del cervello praticamente in ogni scena di Pacific Rim.
Il nuovo film di Del Toro sta al cinema spettacolare di ultima generazione come appunto Star Wars a, per dire, Luna Zero Due. Concetti universali distillati in pochi topos archetipici. Testosterone a ettolitri. E su tutto, una messa in scena abbastanza colossale, retorica e magniloquente da schiacciare sotto i piedoni tutti i blockbuster fantastici usciti negli ultimi dieci anni.
Si dirà: nonostante le dimensioni, non è grande cinema. E in effetti, i problemi sono gli stessi di tanti film recenti ad alto budget, dalla caratterizzazione monodimensionale dei personaggi, allo humour da terza media fino alla scelta cinica di un sincretismo visivo che vive di dejà vu da Matrix a Top Gun a Godzilla a Transformers. Ma Pacific Rim compensa i suoi difetti con pochi, essenziali pregi: una iniezione di tamarria macho che neanche in Point Break e Ufficiale e Gentiluomo messi insieme, un inizio e un finale da vertigine psichedelica, un impatto visivo kirbyano su misura per il formato Imax 3D, un cast perfettamente in parte.
Puro luna park visivo, insomma, mesmerizzante, furbissimo, fatto per pompare a mille le vendite di pop corn e pupazzetti, costruito per mandare in sollucchero i ragazzini ma senza maltrattare troppo i papà. Un giocattolone spettacolare che traghetta Del Toro in serie A senza scalfire la seduttività quasi cormaniana della sua cifra registica da B-movie. E un grosso, grossissimo ostacolo per tutti i pretendenti al trono di Re del botteghino 2013.
Per i suoi detrattori, una bella scatola infiocchettata vuota, un film che di colossale ha solo la stupidità: ma tanto per cominciare, i fustigatori di costumi in servizio effettivo permanente dovrebbero schivare come la peste i film che parlano di risse futuribili fra robottoni e dinosauri. In fondo, nei multiplex l'offerta è vasta. Almeno quanto il panzone di un Kaiju.
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3 commenti:
Tamarro Reeves è furibondo per essersi lasciato scappare Tam Swayze e sfoga la pressione esplodendo parecchi colpi in aria -catarsi consigliata dai manuali di addestramento FBI - e bucando la barriera tra pellicola e pellicola. Una delle stray bullets prende in pieno Tam Gossett Jr mentre ordina a Tam Gere di levarsi dalle palle nel prefinale di Ufficiale e Gentiluomo. Tam Gere obbedisce e raggiunge Debra Winger ( doppiatrice negli USA di E.T. ndr ) che è un mostro marino pipistrellico e dalla voce roca e poca, per dirla con Pinketts,nonchè undercover agent di una invasione non pacifica dal Pacifico. Tam Gere e " Wings" Winger indagano sulla esecuzione stile JFK di Tam Gossett Jr ed arrivano a Tam Reeves quando è già Neo di Matrix. Lo fermano, convindendolo a recitare in una love story com Nicholson e Diane Keaton. I mostri sono pronti ad attaccare, ma a loro si contrappongono un paio di ettari di Tam Weaving in modalità Agente Smith. Finale aperto.
Aperto in due, più che altro.
Aperto in due, più che altro.
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