giovedì 18 luglio 2013
Dannati Forever
Ultimo giro di spadate nelle gengive per Spartacus-La guerra dei dannati, degna conclusione della saga messa in pista nel 2010 dalla premiata ditta Raimi-Cohen-Tapert. Da allora, ne è passato di sangue sotto i ponti. Ma piuttosto che replicare all'infinito lo schema narrativo del fuori-uno-avanti-un-altro, con boss romani di fine livello sempre più megalomani e potenti regolarmente castigati dal truce trace prima dei supplementari, stavolta Steven De Knight ha deciso di far saltare il banco con un po' di Storia con la esse maiuscola, quella che noi del liceo classico ricordiamo a grandi linee. Quindi: Crasso e Cesare a tirar mattina all'after hour di Gneo Pompeo, e gli spartachisti variamente impiattati - chi allo spiedo, chi alla brace, chi con contorno di crudité. Si salva solo uno sparuto drappello di donne, apolidi e ricchioni, vittoria altamente consolatoria nonché l'unica per i rispettivi gender da allora a oggi (Kalderoli docet, purtroppo. e sì che ne è passato di tempo). Ne valeva la pena? Ostia, sì. Scrittura zarra ma solidissima, con pochissimi episodi di raccordo e tanta bella ciccetta epica, anche al netto degli eccessi della versione uncensored. Una certa aderenza alla realtà storica, con qualche sapida zampata realpolitik. Attori sopra il sei politico, come gli effetti e le scenografie digitali. La pizza alla romana, così croccante, sottile e ben condita, regge anche alla distanza delle quattro stagioni, e il cofanetto spartachista è già nella mia wish list. Sfortunatamente, con Spartacuccio nostro la Starz si è giocata il jolly: ci resta solo il Da Vinci demente di David S. Goyer, uno che sta alla buona fiction come la Lega Nord al pensiero astratto. D'altronde, è arcinoto: gladio contro fioretto, non c'è storia. Ora non resta che Il trono di spade, sigh.
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