mercoledì 24 luglio 2013
Signor nessuno
Il mare come promessa e come condanna. Come metafora visiva dell'imprevedibilità della vita. Il mare come deus ex machina e come topos letterario. C'è tanta salsedine nel secondo LeStorie di Alessandro Bilotta, Nobody: quella dei classici di Conrad e dei romanzi d'appendice di Salgari. Quella delle lacrime di un "figlio del mare" perseguitato da creature mitiche emerse dalla profondità dell'inconscio, perso dietro una missione che evoca suggestioni letterarie fra l'Odissea, Il cuore di tenebra e Giro di vite di Henry James. Grasso che cola, esaltato dalle suggestioni xilografiche del disegnatore Pietro Vitrano; un incubo gotico alla marinara per ritrovarsi nerissimi anche sotto l'ombrellone più ampio del Mar dei Soncassi. Un vascello che scarroccia solo nelle citazioni cinematografiche (Il Settimo sigillo, Inception...) piccole increspature dissonanti rispetto al respiro sommesso del profondo blues di Bilotta e Vetrano. Certo, la simpatia per le cause perse aiuta molto: ma spesso, le storie più belle sono quelle tese. Tre euri e cinquanta da spendere senza pensarci su.
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