Si regge su un perfetto equilibrio circolare il sesto romanzo a fumetti Bonelli, Linea di sangue, realizzato dall'inedito tandem Tito Faraci-Roberto Diso. Quello, più la qualità intrinseca delle migliori produzioni bonelliane - quel perfetto mix di documentazione e fiction che ha fatto la fortuna di tante pubblicazioni.
La Storia è quella della battaglia di Montecassino, però vista con lo sguardo di un cast stile pochi maledetti e subito che è un omaggio/variazione sul tema al Padrino di Mario Puzo. Il figlio di un Don va in guerra per affrancarsi dall'ombra di papà e cercar la bella morte, e posto che la gang rivale complotta per farne una vera finta vittima di guerra il Don gli incolla al retrobottega un'assicurazione infortuni formato sicario triste solitario y final. A parte, come torrentelli carsici, gli opportuni flashback malavitosi, più una casta tresca romantica fra la figlia del vecchio killer e il figlio del Padrino. Poi la guerra fa le grandi pulizie di primavera. Gran finale in pieno bildungsroman, e tutti a casa.
Diso e Faraci guidano la jeep con disciplina militare, evitando le buche più dure e procedendo spediti lungo la statale 264 pagine con l'occhio pallato sulle mappe del Comando. Sul sedile dietro, che poi è una panchetta, rancio ottimo e abbondante di aurea mediocritas, nell'accezione più nobile del termine. Non una cannonata, ma nemmeno una corvè: la dirty war crepuscolare sta dalle parti dei Soldati Fantasma e dei Sergenti Rock, però con meno retorica. Perché sì, We Were Soldiers, ma paisà.
giovedì 26 gennaio 2012
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7 commenti:
Non ancora letto, ma son curioso. Ho visto le bozze della Prima Proposta Faracica - lavoro x un service che nutre le macchinette del caffè dislocate in via Buonarroti - e confesso che mi piaceva anche quello spunto.
Rocco Montgomery si sveglia in un ascensore del Flatirion Bld con il volto coperto da garze. Non ricorda nulla del suo passato sebbene abbia in tasca una lettera indirizzata ad un certo ''Monty'' Montgomery di Boston. Il giorno dopo lo arrestano x diserzione e lo spediscono nella solita sporca dozzina di coatti in una missione impossibile agli ordini di Cass '' Tangent Sargent '' Kanigher, un milite picchiatello che crede di essere il nesso tra le realtà.
Il target è una riserva di oro magico che alcuni alchimisti nazisti intendono trasformare in guano mistico per spianare le rughe di un Adolf male in arnese. Ex visu amor. I tedeschi non sono disposti al sacrificio estremo perchè Hitler ha i bargigli ed il doppio mento. Winston ha la carnagione liscia come quella di una ancella in un romanzo di Conan e gli inglesi sono disposti a buttare sangue, sudore e lacrime x il Ciccio Cattivo.
Il che mi ricorda una mia esperienza con i Guano Apes, ma non divaghiamo.
Dieci dei dodici si immolano sulla strada della miniera. Infine restano solo Cass e Rocco. Il Kanigher recita una formula che era già vecchia quando i continenti erano uniti. Il filone aureo ribolle e si trasforma in materia vile e non particolarmente aulente. Monty snuda il volto e lo tuffa nella sostanza di cui non sono fatti i sogni,k ma spesso gli incubi, e ne emerge con la fronte spiovente di John Cazale e gli occhi roteanti di Marty Feldman. Non era il tizio di Boston ! O forse sì, ma cosa è un un nome ? Una rosa intinta nel guano spuzzetta. Torna a casa e diventa una star in un ciclo di episodi a cliffhanger tratto da uno spin off di Dick Tracy come Flattop, the Killer. Una futura infermiera ancora teen grassoccia ne beve le gesta e si incavola quando una puntata finisce con il suo eroe che cade dalla scarpata e la successiva inizia con un microparacadute di cui non si era parlato prima. Anni dopo Steve King ne scriverà, ma questa è un'altra storia...
Te sei uno che si accontenta, eh.
O che comunque ci tiene a mantenere delle buone PR.
Finito di leggere 'sto tomazzo io mi sono detto "ma perché l'ho comprato?"
Probabilmente perché avevo nostalgia del segno di Diso quando lo leggevo sulle pagine di Mister No.
Ma per il resto... bah.
Mmm. Non saprei.
Per me Lds ha un paio di meriti indiscutibili: quello di aver riportato in edicola il fumetto bellico à la "Guerra d'Eroi", e quello di offrire al lettore un'oretta di grande mestiere. Aurea mediocritas, dicevo: ma il fumetto pop vive proprio di questo, no?
Boh, sì. Forse se fosse l'episodio #137 di una serie decennale tipo Guerra d'eroi ci starebbe e, alla fine, anche sul rimasticamento di "Salvate il soldato Ryan che tra parentesi era anche mio padre" ci si potrebbe passare sopra.
Ma così non è.
Ti adoro quando sei così tranchant.
È un diritto che si acquisisce nell'esatto momento in cui si mettono i soldini in mano all'edicolante (o al libraio, o al bigliettaio).
A volte si può scegliere di non esercitarlo, ma mai dimenticare che è un nostro diritto e che, a forza di non esercitarlo, si rischia di abituarsi a un'idea di mondo che non vale i soldi che paghiamo.
Concordo, anche se rilevo un eccesso di sintesi.
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