mercoledì 4 novembre 2009

Echi dal Bunker


Quando portavo i giornaletti corti, Max Bunker era in cima alla lista delle cose che avrei voluto fare da grande. Praticamente la mia personale rockstar del fumetto.
Poi ne ha scritte e fatte tante da farmi crollare il mito.
L'idea che ne ho oggi è quella di una persona drammaticamente piena di sé, molto indurita e un tantinello gretta. Una versione più realistica e canagliesca del suo Numero Uno. E questo approccio pesa anche su Alan Ford. Una testata che nonostante i quarant'anni di vita editoriale e gli innumerevoli coup de théâtre messi in atto dal suo deus ex machina ormai sembra una pallida imitazione dell'originale, come ho già scritto qui.
Provare, per credere, Alan Ford Story, nuova ristampa delle prime mitiche avventure del gruppo T.N.T.
Una collana fatta a immagine e somiglianza del Diabolik in vendita opzionale con la Gazzetta. Oltre che un'ennesima prova dell'eccezionalità di un Alan Ford scritto da un Bunker ironico ma non ancora inacidito dal mestiere e dal business. E disegnato -pardon: creato graficamente- dal Magnus che Bunker è riuscito a rimuovere dalla copertina, ma non dall'immaginario dei lettori.

4 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

Sbianchettare il nome di Magnus è praticamente un tributo degno del Salieri cinematografico. Se l'imitazione è la forza più sincera di adorazione, l'omissione è il bengala della gelosia. Speriamo che Luciano esca da queste secche. Abbiamo amato calarci nel Bunker dei sixties e ricordiamo con affetto il suo fattore K. Ancora prima della catena di montaggio fordiana che dura da 40 anni, il dinamico duo aveva sperimentato il proprio talento nelle pagine dei neri Satanik e Kriminal: turning points a gogo spolverati di ironia e sarcasmo, montaggio serrato e dialoghi surreali anche involontariamente ( pregi e difetti di una gestione a briglie sciolte - se Max avesse dovuto fare i conti con una Karen Berger o un Axel Alonso, forse non avremmo avuto ''il giorno della Befana '', la fuga di Logan che rincorre Y non sarebbe stata la perifrasi del duello Nero Wolfe/Arnold Zeck e la signorina Bannister non avrebbe potuto rividere a modo suo l'Amleto.)
Tra l'altro Karen è stata sul punto di lavorare per Andrea Corno, ma ha preferito la DC perchè Madame Xanadu le aveva garantito che avrebbe fatto almeno un viaggio per mare. Così madame Perini ha avuto il posto in Viale Romagna e si è innamorata di Simon Garth, lo zombie che assomiglia ad uno qualsiasi degli Stones.
Karen invece ha dovuto mangiare 4 tonnellate di haggis per convincere Morrison a lavorare su Animal Man. Ieri ci ha chiamato per dirci che ancora oggi non riesce a rivedere Highlander con serenità. Peccato.

saldaPress ha detto...

"Sbianchettare il nome di Magnus è praticamente un tributo degno del Salieri cinematografico".

Sintesi geniale Crepascolo. Come sempre.

(però sono tardo e non ho capito il riferimento a Highlander alla fine).

CIC!

Unknown ha detto...

Crepascolo ne sa a pacchi.
Per il rif. a Highlander, penso alla Scozia di Morrison e stop. sbaglierò?

CREPASCOLO ha detto...

Sì, Morrison è tanto scottish che potrebbe girare un film in dialetto bergamasco, ma ci rendiamo, ora, conto che il riferimento era criptico.
Per noi come disse il tale, l'arabesco è la strada breve tra due punti.