Stasera non so bene dove andare a parare. Non tanto perché non abbia niente da dire, quanto perché nelle ultime 48 ore il mio lavoro e il mio privato si sono ingarbugliati in un gomitolo troppo difficile da districare e raccontare. Mi ero ripromesso di buttar giù qualcosa sul mio penchant per gli eroi della DC, ma rimanderò. Troppe cose per la testa, troppi casini, troppo da dire. Riassumo in breve, più di così non posso fare.
Domenica, un ragazzo con cui collaboravo ha approfittato dell’assenza di papà e mammà per riempirsi di alcool e barbiturici e ficcare la testa dentro un sacchetto di plastica. Morto. Capita.
Ieri ho tirato serata tentando di fidanzare l’agenzia con cui lavoro con un grande nome del fumetto Made in Italy. Un’artista per cui provo una ammirazione sconfinata. Ma la cosa non è andata: troppa fretta da parte nostra, troppi impegni da parte sua. Capita.
Oggi, un’altro grande nome del fumetto internazionale mi scrive per dirmi che il suo editore americano ha messo fuori la sua ultima Graphic Novel senza uno straccio di promozione, e il suo editore italiano traccheggia. Gli rispondo che quello italiano sta passando un momentaccio di superlavoro. La solita storia, risponde lui: quando le cose vanno a gonfie vele, devi abbozzare a qualsiasi offerta, perché tanto hanno il coltello dalla parte del manico. Quando le cose vanno male, invece, ti chiedono di abbozzare per la causa. E a fare questi discorsi è l'autore di “V For Vendetta”. Be’, capita.
È l'ora dell'aperitivo, e mi sento come se la mia vita fosse un rumore di fondo. Capita anche questo, a volte.
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