giovedì 26 dicembre 2013

Navidad


Oggi, un anno fa. Trenta gradi, un panettone fatto in Perù sul bordo piscina di un residence a dodici ore di aereo da casa, le immagini slavate di familiari e amici su Skype. Un Natale che non sembra affatto Natale, nonostante il regalo di quella bambina che ci annusa, un po' diffidente, chiedendosi chi siamo, perché l'abbiamo strappata alla routine dell'internado, se prima o poi ci stancheremo di lei come quelli di prima, come sarà la nostra vita insieme.
Oggi, ieri sera. Regali aperti avidamente con ore di anticipo sul cerimoniale canonico, un'esplosione di carta e nastri colorati che riempiono la luce dorata del soggiorno di scintille verdi, azzurre, fucsia. La frenesia di chi trova in ogni pacchetto un piccolo pezzetto di mondo condiviso: le sneakers e la felpa per farsi belle con le compagne di scuola, la canzone che fa da colonna sonora alle sue giornate e un po' anche alle nostre, gli eroi di una Tv che parla una lingua meticcia mezzo spagnolo mezzo italiano che però somiglia molto a quella dei Voglinos, i gianduiotti e i torroncini che evaporano dal vassoio accanto al divano.
È di nuovo Natale, il primo a Milano.
E nonostante le incertezze di questo periodo così complesso, impegnativo, disseminato di note troppo alte o troppo basse per una vita sola, è un Natale molto vero, molto intimo, molto bello. Un Natale che sa di rinascita. Valeva la pena di sudarselo tanto, un Natale così. Auguri a tutti.