venerdì 26 gennaio 2007

Non si sa mai


Leggo su National Geographic di gennaio che in Brasile, ogni quarto d’ora, scompare una porzione di foresta pluviale pari a 150 campi da calcio. Negli ultimi 40 anni agricoltori, allevatori, latifondisti e compagnia cantante ne hanno raso al suolo il 20 per cento e se tutto va bene, nei prossimi 20, ne faranno fuori un altro 20 per cento. Le conseguenze, ça va sans dire, potrebbero essere terrificanti: incendi, carestie e calamità di altro genere potrebbero allargarsi dal Mato Grosso all’intero ecosistema mondiale, assestando un colpo da Knock-Out al nostro modo di vita.
Niente di nuovo, per carità, niente che non abbia già sentito centinaia di volte. Quello che mi colpisce, semmai, è la mia freddezza, la mia capacità di rimozione, la mia crescente distanza emotiva da questa e tutte le altre metastasi che stanno consumando le nostre mappe fisiche e mentali. Ormai l'orrore sta diventando un rumore di fondo. È per questo che butto giù quest’appunto. Non perché abbia un gran senso civico, per un rigurgito di coscienza ecologista o perché sappia dove andare a sbattere la testa. Ma solo per ricordarmi di ricordare. Non si sa mai che prima o poi non mi risvegli dal torpore.

Nessun commento: