mercoledì 22 aprile 2015

Avengers - Age of Ultron: piatto ricco mi ci ficco

All you can eat


Menù a buffet, ma da strafogarsi, quello di "Age of Ultron", secondo film ispirato agli Avengers. D'altro canto, il mandato dei Marvel Studios era chiarissimo: bissare i successi stellari del film ispirato al super-gruppo messo insieme da Lee e Kirby nel 1963 alzando ulteriormente un'asticella già bella alta di suo.
E quindi: un cast di maschere ulteriormente allargato ai nuovi entrati Quicksilver e Scarlet Witch, senza contare l'androide esistenzialista Visione; una esperienza filmica più ricca, tonitruante e immersiva; una minaccia globale più folta, pervasiva e infestante; un comparto visivo più vertiginoso sul piano delle magie live-action e degli effetti digitali.
A questo giro, l'effetto spiazzamento sta tutto nella scelta di lasciare in secondo piano i ragazzi irresistibili Iron Man, Capitan America e Thor e i momenti comedy per concentrare tutto il nocciolo emotivo del film sullo strepitoso Ultron di James Spader e sul melo super-eroico.
Spazio quindi agli affetti gli why e i because di/fra gli outsiders del gruppo, dalla Vedova Nera, a Hulk, fino all'insospettabile family man Clint Barton e ai gemelli Wanda e Pietro, a dar corpo e sostanza a una trama divisa in tre atti e stavolta abbastanza avara di scampoli frivoli, soprattutto nel mezzo del cammin. A ben guardare, il meglio di questo secondo episodio sta proprio qui: nel cambio di registro, nell'ambizione retorica e nella capacità di Joss Whedon di mettere in scena con consapevolezza tutte le action figures a sua disposizione. Tutte cose di cui la Distinta Concorrenza farebbe meglio a tener conto, visti i programmi in essere.
Il resto è pura bulimia sensoriale realizzata seguendo traiettorie e angolazioni impossibili che apparentano gli eroi post-moderni dei fumetti a quelli manichei e senza tempo del cinema fantasy di Peter Jackson: corazze e frecce e saette e coreografie impossibili che riempiono occhi e stomaco dal primo all'ultimo di questi centoquaranta minuti di spettacolo sottolineando il legame a doppio filo fra gli eroi transmediali, i loro omologhi western e quelli arcaici del mito.
Il difetto, se proprio proprio, sta nell'eccesso: per chi è assuefatto al cinema cavalleresco modellato sulle tavole dei comic books, panza piena e satolla già dopo il primo quarto d'ora di acrobazie circensi. Che nel corso della vicenda vanno a crescere fin sotto l'Happy End, apertissimo come nella migliore tradizione.
Tanta roba, invece, per il target ragazzino di riferimento che dal 22 aprile affollerà multiplex, negozi di giocattoli, fast food eccetera. Unico, vero appunto il 3D, inutile patina dark su un film già piuttosto scuretto in partenza. Ma l'IMAX Experience, per questo cinema più grande della vita, ci sta tutta.

1 commento:

CREPASCOLO ha detto...

Centoquaranta minuti ? Why ?
I primi quattro/cinque numeri degli Avengers di Lee/Kirby , prima delle chine leziose di Chic Stone, hanno tutta la carica retorica e lo spettacolo circense di un fantasy tonitruante e manicheo ( non troppo, considerato che Hulk e Namor hanno le loro buone ragioni x temere e odiare i puny humans e che il Fantasma dellom Spazio è la cartina di Tornasole di quello che davvero pensano gli altri Vendicatori di Pelleverde ) e so per certo che è possibile leggerli ad un bimbo a mo' di fiaba della buonanotte in meno tempo di quanto ne occorra x fare la spesa di Natale in un centro commerciale.
Perchè due ore ed un tocco ? Ci sarà un motivo se le lezioni universitarie sono di 45 minuti ! E nessun corso universitario prevede si impari ogni singola formazione degli Avengers.

Mamma DC farebbe bene a non seguire il solco e sganciare sul mondo due ore ed un tocco di JLA. Meglio lungometraggi ( 90 ninuti, of course ) sullo Spettro implacabile di Ostrander/Mandrake, sullon Starman della porta accanto di Robinson/Harris e sullo Hitman bislacco di Ennis/McCrea ed una mini Netfix oriented del Deadman di Drake/Infantino/Adams ed uno show a cartoni dello Stars and S.T.R.I.P.E di Johns e Moder con il solito character design di Dan Hipp. Pfui.