martedì 15 aprile 2014

TAS, il nemico ti ascolta

A me mi ha fottuto "Chronicle"


Una spolveratina di polvere magica Marc Webb la concede sul finale, in una scena vagamente Richard Donner che evoca in un'unica soluzione il potenziale iconico di Spider-Man e il suo valore in termini di commodity. Una lacrimuccia, isolata. Per il resto, il secondo ragno-film di Marc Webb ha i pregi e i difetti di tanti cinefumetti recenti: un plot telefonato con giorni di anticipo, un diluvio di effetti digitali 3D efficaci ma discontinui, un par di sequenze d'azione ben congegnate e un comparto narrativo a misura di tredicenne non troppo esigente. Aurea mediocritas, insomma, del genere che una mezzoretta di girato in meno e un minimo di limature alla sceneggiatura in più avrebbero sicuramente giovato. E invece: trovatine interessanti à la Wikileaks accennate e poi mollate lì. Pagine epocali della ragno-story accumulate e sciorinate sullo schermo con indubbia grandeur visiva ma senza alcuna gravitas, un po' come come nel Man of Steel di Zack Snyder. Personaggi pronti a passare al lato oscuro just like that. Troppi, troppissimi registri narrativi tutti insieme. E la netta sensazione che la distanza della Sony dalla continuity cinematografica stabilita dai Marvel Studios, più che una fonte di libertà creativa, stia cominciando a diventare un limite. Per qualche spunto più intrigante e perturbante, arrivederci al futuro passato di Bryian Singer. Nel frattempo, linea a regazzini-ini-ini e hardcore fan del personaggio: il film è dedicato a loro, non a noi. Menzione speciale per Hans Zimmer, Johnny Marr e Pharrell Williams: musiche tremende, da Paraolimpiadi anni 80.

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