Noi siamo figli delle stelle |
Da Vinci's Demens, seconda stagione.
Stesse cazzatone della prima, della quale non si poteva non dire tutto il male possibile, e infatti modestamente lo dissimo. Ma a questo giro, meno, ehm, aderenza storica e più cazzeggio: invece di una versione più camp de I Borgia - ma si può essere più camp de I Borgia? - ne esce un feuilleton cappa e spada assolutamente maccosa ma di discreta sapidità, con sentori di Zagor, Cimino/Scarpa e Matteo Renzi. Finalmente affrancato dal confronto con il Mito, Tom Riley/Leonardo accumula mossette e travestimenti à la Johnny Depp, surfandosi in souplesse gli why e i because di una trama che frulla un 10% di fatti storici, un 10% di cospirazionismo esoterico e un 80% di stilemi fifties, coi rinascimentesi che inciuciano con i Conti di Monteminchia, le spade bilama i sommergibili a pedali gli aztechi e tutto il cocuzzaro. Ascolti in calo, almeno negli Usa, almeno per ora. Volendo, si potrebbe rimediare con una theme song postuma di Ivan Graziani: Nel Dementoverso, egli è vivo e lotta insieme a noi. Sapevatelo.
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