Rush. Diffidare dalle imitazioni |
Raccontare la rivalità fra il precisino nevrotico Niki Lauda e il figaccione James Simon Wallis Hunt e già che sei lì anche il formidabile campionato di F1 del 1976, quello dello spaventoso incidente del Nürburgring e del ritorno dall'aldilà dell'austriaco dal cuore di ghiaccio: non proprio impossible la mission di Ron Howard, formidabile suonatore di retoriche hollywoodde, quindi perfettamente in parte per questo kolossal sparagnino da 38 milioni di dollari. Nonostante la bontà dello spunto, il gioco regge laddove lo concede la non impeccabile sceneggiatura tutta bromance spiegoni e afflati melò fatta su a martellate da Peter Morgan. Alla sufficienza piena ci si arriva con la prova d'attore davvero camaleontica di Daniel Bruhl, un Lauda perfetto, e con l'approccio narrativo di Richie Cunningham, che rilegge la rivalità sportiva fra piloti con un inedito retrogusto da film western, con bielle e pistoni al posto delle spingarde. Non il miglior spettacolo sulle corse possibile, perché ci si divertiva molto di più con il Death Race 3000 originale, con Street Racer o al limite pure con le Wacky Races: però un film piacevole, tecnicamente ineccepibile nonostante il look low budget o forse proprio per quello, perfetto per tenere desto il ricordo dei bei tempi che furono. Un classico, proprio no: come i bolidi in oggetto, romba all'interno del campo visivo, passa e va: un attimo, ed è già lontano, perso fra le chicane della memoria.
La seconda fila, fila |
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