Positive buzz |
Primo film della fase tre o ultimo della fase due? Dispute di lana caprina in salsa nerd. Nonostante le difficoltà produttive che ne hanno segnato la realizzazione, il passaggio di mano fra Edgar Wright e il carneade Peyton Reed, il budget discreto ma non stellare e un cattivo che sembra una copia carbone dell'Obadiah Stane di Iron Man, Ant-Man è una action comedy niente male. Merito di una sceneggiatura che ibrida disinvoltamente la più classica delle storie di origini con il più classico degli heist movie, senza dimenticare che un cinefumetto Marvel ha sempre il sorriso sulle labbra. Un film per famiglie nell'accezione più positiva del termine, buono per gli spettatori da 9 a 99 anni, sorretto da una regia non personalissima ma minimale e scattante come una formica e da un cast che trova i suoi migliori interpreti nell'eroe riluttante Paul Rudd e nel grande vecchio Michael Douglas, gigione ma misurato. Per portare sullo schermo l'improbabile micronauta lanciato da Stan Lee e Jack Kirby su Tales to Astonish # 27 (1962) ci volevano coraggio, danè e la capacità di garantire allo spettatore la sospensione dell'incredulità necessaria per credere che un uomo possa rimpicciolire a dimensioni lillipuziane. Finora, il colpo era riuscito solo a Richard Fleischer in Viaggio allucinante e a Joe Dante in Salto nel buio: ma come dice il vecchio detto, non c'è due senza tre. Ora non resta che convincere i tantissimi che ancora non hanno letto La fisica dei supereroi (consigliatissimo, anche sotto l'ombrellone) che un uomo in grado di farsi piccino picciò sia in grado di diventare alto quanto la statua della libertà: ma per quello c'è il prossimo capitolo degli Avengers, puntualmente annunciato nella scena post-crediti.
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