martedì 19 giugno 2007
Ricomincio da dieci
La Violetta nazionale è preoccupata. Il motivo è vecchio come il mondo: in buona sostanza, si sente invisibile. E dire che di motivi, per notarla, ce ne sarebbero. Violetta è di famiglia metaforicamente nobile. È una blogger di tendenza. È arguta. È brillante. È mondana. È sexy. O almeno, scrive sexy, con quella punta di nevrosi prendere-o-lasciare che fa tanto arrapamento inquieto.
E però. Che dire. Non incontra.
Il che mi riporta agli anni orribili fra i ventisette e i trenta, quando mi sentivo invisibile anch’io. Anni con tutti i pianeti contro, pure la morte nera. Anni di penne col Tigullio deglutite guardando seccare il ducotone sulla parete. Anni di liaisons sognate o sputtanate per paura di soffrire troppo o troppo poco. Anni di grandi seghe mentali e fisiche. Anni passati a fari spenti nel buio.
Non era mica obbligatorio viversela tanto male.
Il problema è che questo l’ho capito dopo.
Così, il mio consiglio non richiesto, parafrasando Queineau, è: tenga duro, signorina. Nel frattempo, provo a elencare 10 possibili diversivi a uso e consumo di tutti gli invisibili di passaggio. Magari funzionano. Hai visto mai.
1. buttarsi su un testo sacro. Così a freddo me ne vengono in mente due: la prima “Educazione Sentimentale” di Flaubert, quella con l’esiziale sequenza del tristo randagione. E poi “Il ritorno del Cavaliere Oscuro” di Frank Miller, un bildungsroman a ritroso in cui un Batman decrepito rinasce a suon di incazzature.
2. Assecondare le proprie pulsioni suicide dedicandosi a uno sport estremo in linea con le suddette. Io adoro il mare e ho scelto il bodyboard, altrimenti detto “quella roba tipo surf”. Ma le vie del masoardimento sono infinite. E offrono ottimi argomenti di conversazione (es. “E tu queste le chiami onde? Dovresti vedere la pipeline di Fuerte Ventura...”). Nota bene: buttar lì termini noti ai soli iniziati, tipo appunto “pipeline”, fa molto yeah.
3. Sfogare le proprie velleità artistiche sporcandosi le mani. La zozzura ce vo’: sotto con creta, plastilina, body painting e vinavil. Pastrugnare e regredire, pastrugnare e regredire, pastrugnare e regredire. Se ne esce qualcosa di carino, regalare agli amici del cuore. Se no, pattumiera.
4. Concedersi un amore impossibile con una star a scelta, purché defunta in circostanze tristi e/o inattese. Come accennavo a inizio maggio, Il mio fanciullino interiore è tuttora platonicamente fidanzato con Dana Plato, la Kimberly Drummond di “Il mio amico Arnold”. Ma in giro ci sono un sacco di bei cadaveri liberi.
5. Trovare Dio lontano dal Vaticano. Io l’ho incontrato in due coppie di pappagalli rossi e gialli che volteggiavano fra gli alberi di Tikal, Guatemala. Che cazzo: un tableaux vivant così non può essere frutto del caso. E nel caso qualcuno se se lo stia chiedendo, sì, l’idea di Dio si concilia a meraviglia con quella di spianare la sede della Cei pilotando un Kaiju rosa confetto che espettora bestemmie a 10.000 watt con il timbro vocale di Al Bano. Gesù apprezzerebbe. Lo so perché me l’ha detto lui.
6. Trovarsi un hobby costosissimo e futile. Soggiorni di charme, fotografia digitale, corsi di degustazione, collezionismo di fumetti: là fuori è una vera miniera di chiacchiere e persone disperate e benestanti alla ricerca di qualcuno con cui condividere le proprie fissazioni anali ritentive.
7. Tagliare i ponti con il junk food. Per riportare alla vita un’infrequentabile spaghettata surgelata o un atroce risotto in busta ci vuole lo stesso tempo che per prepararsi un piatto di pennette ricotta e pepe o un’insalata very good. Se occorre, scrivete, che vi giro qualche ricetta ultrarapida ottima anche per comitive.
Con i vini è un po’ più complicato. Però un chianti, un dolcetto o un bianco frizzo sopra i tre euri fanno sempre la loro porca figura.
9. Ridere di più, a qualunque costo e con qualunque mezzo. Vanno bene anche il solletico sotto le ascelle, le barzellette razziste o le recensioni di Pino Farinotti. Quando lo specchio comincia a rimbalzarvi un’immagine diversa da quella appiccicata sulla carta d’identità, olè, sempre più difficile: è il momento di imparare a sorridere dei propri drammi umani.
8. Scegliersi una meta e darsi al turismo. Tenendo presente che l’importante non è il budget, ma le motivazioni. Prima di chiedersi dove cazzo andare, conviene chiedersi cosa cazzo andare a fare. In questo senso, tutti i punti precedenti possono dare ottime indicazioni.
10. None of the above. Siate creativi. Seguite la panza. Fate spazio al pensiero laterale. E se vi viene in mente qualcos’altro, contattatemi: la vita è lunga, imprevedibile e perigliosa, e una buona dritta non si rifiuta mai.
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